mercoledì 21 settembre 2011

Come si vorrebbe la vita

C’è quella scena memorabile ne I 400 Colpi di Truffaut in cui il protagonista, Antoine Doisnel, scappa dal riformatorio e corre, corre, corre come un diavoletto indemoniato in mezzo ai boschi, lungo una ferrovia, su strade di periferia verso una meta apparentemente sconosciuta. Poi, in un piano sequenza interminabile, arriva su di una spiaggia desolata e flagellata dal vento, in inverno probabilmente, si avvicina alla battigia ed entra con tutte le scarpe nell’acqua.
Si volta all’improvviso e guarda un punto lontano, un orizzonte degli eventi a noi sconosciuto ed il film finisce in un fermo immagine che ne inquadra lo sguardo giovane, eppure già così intimamente provato dal dolore.
Allo spettatore attonito sembra di percepire tutto il peso dell’esistenza e la deflagrante verità di quella frase di Truffaut – il cinema è nato perché non si sa bene come si vorrebbe la vita.
Ecco, tutte le volte che vado al mare in inverno, faccio la stessa cosa. Mi avvicino alla battigia, arrivo a sfiorare la risacca con i piedi poi mi volto all’improvviso e guardo un punto indefinito, cerco di capire, mi sforzo di vedere.
In quell’istante vi confesso sono felice come un bambino in gita, anche se guardo, guardo, guardo come un diavoletto indemoniato ma non c’è modo di capire come si vorrebbe la vita.

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