Noi siamo gli arretrati, gli ottusi, gli squattrinati, i bamboccioni, i disadattati dal pensiero originale ma deforme.Siamo i beoni, i chiacchieroni, gli sfaticati, quelli che non rispettano le scadenze, quelli che si fissano sul posto fisso ma che hanno l’umore variabile, che cercano di star sereni nonostante tutto ma che hanno uno stipendio nuvoloso, fumoso, mutevole, ora c’è ora non c’è, io non lo vedo e te? Guardami! Guardami! Lavori SOLO quando te lo dico io!
Siamo tutto questo e siamo pure quelli che non rispondono alle domande, agli articoli dei giornali, alle indagini fasulle delle televisioni, perché le nostre parole sono sciatte, colorite, mai incisive e debordanti, zeppe di dettagli superflui ed insignificanti. Hanno poca forza, poca rincorsa, perché vengono dal cuore, il nostro, ma non arrivano mai al vostro.
Siamo anche gli spacconi, gli immaturi, gli assurdi e gli indisciplinati, ah e siamo soprattutto sognatori, sognatori e un po’ infelici, quelli che si lamentano perché sono stati intossicati dalle sconfitte, perché capita tutto a loro e guarda qua, sono tutto triste, solo e nero come Calimero.
Ci siamo adattati a vivere nell’incertezza, a disprezzare la politica, a non fare progetti, nel lavoro, nei sentimenti, è tutto un mordi e fuggi di pensieri abortiti e frasi non dette.
Alcuni si sono abituati a disprezzarci, a commiserarci e cosi’ ci portano in regalo sterili speranze, promesse caritatevoli di un futuro radioso come giornali già letti, pasta scaduta ed abiti dimessi.
Fanno finta di ascoltare le nostre parole, che sono refoli di vento dispersi nella nebbia per chi non ha più orecchie per sentire, sono la pellicina superflua delle loro mani sporche e indaffarate da tirare via senza dolore.
Poi per carità diciamo pure cose sgradevoli e taglienti, diventiamo cinici selvaggi e debordanti.
Noi, si proprio noi, siamo quelli che nella vita, hanno visto COSE belle, brutte e sconcertanti.
E che prima o poi per raccontarle tutte si faranno avanti.
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